Non siamo che ombre
tutte quelle volte
che ci rubano il futuro.
Le nostre storie piene di speranze
sogni in cerca di noi
nei solchi dei nostri padri
gente semplice
pane lievitato con il sudore del lavoro
nei forni a fascine cotti con il sorriso nel cuore.
Vita in quanti volti mi hai mostrato la sofferenza
dimmi in quale cima si nasconde il tetto del cielo
con la schiena curva dell’età
cerco l’infinito
quando le stelle erano nel mio sguardo
l’unica ricchezza
brandelli di pura illusione
pur di essere linfa della vita.
Così mi racconto e stupidamente canto
una canzone conosciuta tra il granaio e i filari dei
gelsi
nei versi infiniti delle cicale
era l’estate di un anno che non ricordo.
Si sono l’anima che si racconta
per dire sono il tempo che passa
tra i filari del cuore e la memoria delle labbra
sono l’amore che giace
dove l’uomo cerca l’uomo
per non morire senza memorie.